giovedì 13 agosto 2009

Cultura: lingua, scrittura e letteratura

L'origine della lingua giapponese è ignota: appartenente al ceppo urale-altaico, che comprende finnico, mongolo, turco e coreano, nella grammatica è simile a quest'ultimo, con il quale tuttavia non condivide quasi alcun termine. Nonostante il Giappone abbia adottato molti elementi della cultura cinese, inclusi i caratteri usati per la scrittura, le due lingue non son imparentate: nemmeno l'idioma dei primi abitanti del Giappone, gli Ainu, sembra avere collegamenti, ad eccezione di poche parole e di alcuni toponimi. Esistono prove di un lontano rapporto con le lingue austronesiane (quelle parlate in Malesia, Indonesia e Filippine), soprattutto nella fonetica delle vocali. L'incognita tuttavia rimane, ed è fonte di ipotesi sempre nuove.
La lingua giapponese del periodo "medievale" aveva a disposizione tre alfabeti: il kanji (caratteri cinesi importati nel V secolo d. C.), l'hiragana e il katakana, di origine autoctona, utilizzati a partire dall'VIII secolo; solo in epoca moderna si è sviluppata una quarta forma linguistica, il romaji, che impiega i caratteri romani.

Il Kojiki (Cronaca di avvenimenti antichi) e il Nihon Shoki (Annali del Giappone), testi storici dell'VIII secolo dove i miti della creazione si fondono con la realtà, influenzarono il credo shintoista e il pensiero della nazione per oltre un millennio. All'VIII secolo risale anche il Man'yoshu (Raccolta di diecimila generazioni), un'antologia di 4500 poemi scritti da imperatori, nobili e gente comune; molti presentano lo stile conciso e suggestivo del tanka, un predecessore del più noto haiku (componimento di 17 sillabe) tuttora molto diffuso.
I grandi progressi compiuti nel periodo Heian si devono essenzialmente alle scrittrici di nikki (diari) e di monogatari (racconti), che sono i primi romanzi della storia letteraria mondiale. Ancor più importanti furono le scrittrici di corte che intorno all'anno 1000 posero vere e proprie pietre miliari nella letteratura giapponese: Makura Soshi (I Racconti del cuscino) di Sei Shonagon è una raccolta di vivide osservazioni sulla vita di corte, spesso impudenti e disincantate; Genji Monogatari (La Storia di Genji) di Murasaki Shikibu racconta invece i successi e i fallimenti di un principe libertino.
A partire dal XIII secolo, le arti letterarie vennero offuscate per circa 400 anni dalla guerra, anche se fu proprio la violenza bellica a ispirare il poema epico in prosa Heike Monogatari (La storia di Heike), che narra i conflitti tra i clan dei Taira e dei Minamoto. Molti poemi epici, spesso recitati o cantati, furono poi adattati in opere teatrali.

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